Pazzia Nurburgring dell'ultimo minuto.....
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kentaro miura2
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Pazzia Nurburgring dell'ultimo minuto.....
Sò già che intanto nessuno accetterà, però mi è venuta la malsana idea di fare una pazzia, in pratica si tratta di partire il prossimo giovedì (il 13) sera, oppure venerdì (il 14) mattina all'alba, andare a girare al Ring e ritornare per domenica sera....
Qualcuno si aggregherebbe????
Fiusshhhhh......
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valvolin
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Eco non hai capitoecoVTI ha scritto:valvolin ha scritto:Pazzo goloso!
Tony... lui sara' in montagna con me e le nostre donne ... quindi PACCA ... garantisco io per lui ... ESSENDO IO IL CAPO
... tonyyyyyyyyyyyyy
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Ah t'avviso domani dò al duke solo il kat!
Mio padre non si ricorda più dove mi ha nascosto l'aspirazione!

Se la trovo entro orari decenti porto anche quella!

- Tony JDM
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SoNiK
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Aremberg
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Quest'anno è la prima volta che salgo così presto
ed anche in aereo....normalmente l'esordio stagionale è a fine giugno e sempre in macchina
Dato che la siamo ancora con temperature da 0 a 8?C e che prevedono tempo di m**da
alla maggioranza di noi non sembrava il caso di andar su con le carriole....tranne ad uno che è davvero un cinghiale (è gia andato quest'anno e l'anno scorso ha girato con la neve che fioccava
) e che andrebbe su anche a piedi
Il cosiddetto "cinghiale"
riporta che hanno fatto un sacco di modifiche, tra cui un casello dopo il gantry sul rettilineo, in modo che chi vuole fare un'altro giro non debba uscire e poi rientrare intasando il piazzale e la rotonda fuori
inoltre hanno allargato lo svincolo d'uscita a due corsie
hanno anche levato un paio di cordoli interni bastardissimi e riasfaltato parecchi tratti con l'autodrenante 
L'SLK non l'ho mai nemmeno guidata
vi farò sapere di che pasta è fatta
Saluti a tutti!






Il cosiddetto "cinghiale"






L'SLK non l'ho mai nemmeno guidata



Saluti a tutti!

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Dav
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Ringraziando il Danny per la bella gitarella tedesca, ora lo posso dire: non sono più vergine! Ho dato anch'io. Qualunque sia stato il mio miglior tempo sul giro, anche le mie ruote hanno calcato l'asfalto più famoso del mondo.
Venerdì, partenza ore 8.30: infiliamo i bagagli in macchina e raggiungiamo i nostri compagni di viaggio, che arrivano da Milano, alla dogana di Brogeda. Matteo guida la sua Celica T23 bianco perlato con cofano in carbonio e cerchi bruniti, ex 143cv e portata a 200 da una generosa turbina, gli mancano solo gli occhi a mandorla e potrebbe passare per uno di Best Motoring; Fede scorrazza la tipa sull'altra Celica, quella rossa, meno appariscente ma altrettanto performante; Danny abbandonò l'avventura Celica per un buon affare travestito da Honda S2000, sapientemente rivista sul piano dell'assetto, ora rasoterra nel vero senso della parola, tramite l'unico aspetto tecnico che accomuna queste auto: ammortizzatori Tein, nel caso di Danny regolabili dall'interno tramite centralina dedicata.
Prima o poi me la centralina me la devo fare anch'io.
Un trackday serio prevede anche pneumatici consoni: le semislick, montate su un secondo treno di cerchi, erano stipate nel bagagliaio della Toyota Carina di Fede.
Il viaggio si rivela abbastanza estenuante; la pioggia, i frequenti lavori in corso sulle autostrade e, soprattutto, i numerosi errori nello studio del percorso, allungano i tempi. Il tutto viene presto dimenticato alla vista del gradevole paesino di Hillesheim, a circa 25km dal Ring, dove abbiamo trovato un alberghetto discreto; casette dai tetti spioventi e campanili appuntiti fanno capolino nella sterminata campagna tedesca. Tanta è la tranquillità del luogo che quasi non si riesce a immaginare che laggiù, da qualche parte, nella foresta, si snoda un tracciato che ha punito nel peggiore dei modi almeno 200 piloti.
La stanchezza prevale sul desiderio di recarci subito sul posto; io non dispongo di semislick, spendo già abbastanza per le RE050 e non ci tengo a polverizzare la Z su qualche guard rail, ma gli altri, prima della nanna, preferiscono comunque portarsi avanti per la mattinata seguente montando subito le gomme.
Il gran giorno aveva l'aspetto temuto: cielo plumbeo, pioggia che cade a intervalli regolari, vento freddo che mette a dura prova il collo e, ahim?, anche lo stomaco..
Il bello del Ring è che ti sorprende per la sua insuperabile semplicità: una rotonda, un parcheggio da 100 auto e, poco più in là, il lunghissimo rettilineo finale col suo sgabbiotto dei biglietti. Punto.
Il problema è che mezzo mondo mette le ruote in quel chilometro quadrato fatto di asfalto consumato, terra ed erba umide e il luogo, improvvisamente, assume un'aria completamente diversa, perfettamente consona alla reputazione che vanta, un luogo in cui la passione per l'auto raggiunge i massimi livelli.
Ti aspetteresti una coda da Mugello, da Monza pre-Gran Premio, gente che schiamazza e si tampona per infilarsi per prima nell'unico parcheggio libero del parco; niente di tutto questo. Inglesi, olandesi, spagnoli, francesi si danno strada diligentemente, mentre il traffico scorre con incredibile efficacia all'interno dell'angusto parcheggio, un continuo viavai di auto di ogni tipo che raggiungono il circuito o ne escono.
Gli inglesi la fanno probabilmente da padrone, oltre, ovviamente, alla forte presenza di tedeschi; la quantità di auto con guida a destra ha dell'incredibile, tanto che sembra di essere a casa loro. La maggior parte guida mezzi dedicati, Peugeot, BMW, Ford preparate al solo scopo di girare in pista; chiaramente non mancano le Lotus, sia Elise ed Exige che Seven, ma sono stranamente numericamente inferiori. C'? da godere alla vista delle Porsche che bazzicano il circuito: se volete vedere un 993 Turbo come Dio comanda, andate al Ring e verrete ricompensati. La lo usano come la Punto e la grinta del mezzo e del pilota escono allo scoperto solo in circuito, per eclissarsi nel parcheggio di un chiosco all'aperto, mentre il proprietario assapora un Bratwurst con senape e quattro modellini 1:18 fanno amicizia con la sorellona sui sedili posteriori circondati dal rollbar.
I Ring Taxi fanno la spola, caricando curiosi spendaccioni che sganciano 175 euro per un giro come si deve, con la Sabine che si smascella dalle risate, non senza un po' di protagonismo.
Si apprezza lo sforzo fatto per far sì che tutti possano, in qualche modo, sperimentare il circuito, soprattutto perch?, a quanto si dice, quella cifra non basta per coprire nemmeno la metà delle spese necessarie per affrontare l'acquisto e la revisione periodica di una M5 che gira tutti i giorni in pista.
Ma, per godersi il Ring nel vero senso della parola, bisogna entrarci al volante.
Così, senza nemmeno pensarci troppo.
Vai allo sgabbiotto, ti compri un giro, uno solo, tanto per vedere com'?; spendi 16 euro e torni alla macchina con questo bigliettino che sa tanto di casello autostradale e infatti funziona più o meno allo stesso modo: lo inserisci, la macchina lo trattiene e alza la sbarra, augurandoti un buon giro. Se hai biglietti da più giri (si arriva fino a 25, per la bellezza di 300 euro circa), ti vengono conteggiati a scalare lungo tutto l'arco dell'anno. Niente orari, niente regole. Puoi entrare come e quando vuoi, con l'auto che vuoi, preparata come vuoi, con la gente che vuoi, con o senza casco. E, chissà perch?, tutto funziona sempre a meraviglia, non una scorrettezza, non una provocazione.
Tanto per dire come funzionano le cose, quando la mentalità è diversa..
La sbarra si alza e sei dentro, finalmente. Si parte dalla variante del rettilineo finale, quella semicurva a sinistra che i piloti veri fanno pelando il gas a trecento all'ora; sapevi che faceva paura, a vederla sulla Playstation, peccato che dal vivo sia anche peggio e, soprattutto, il dislivello non è stato realizzato proprio come quello reale..
Così come nel resto della pista. Le prime curve le ricordi bene, c'? la sinistra a gomito, c'? quella più lunga a destra in pendenza e poi la serie stretta con l'uscita bastarda che ti chiude all'ultimo, ma poi la pista prende letteralmente il volo: la lingua d'asfalto del primo, piccolo rettilineo si solleva per aria, mentre il tuo stomaco si spiaccica sul tappetino e tu ti ritrovi a sollevare il piede dal gas per evitare che le ruote si stacchino da terra, poi dentro la curvona a destra mentre ancora stai deglutendo e giù per le velocissime variantine a 200 all'ora.
Hai appena iniziato e ti chiedi già che cavolo ci stai a fare lì dentro.
Il resto del primo giro non fa che peggiorare la sensazione di aver completamente dimenticato come si imposta una curva, come si reagisce al sottosterzo o al sovrasterzo, peggio ancora se hai una Carrera GT (avete letto bene) che ti piomba alle spalle come un falco e imposta la variante a velocità doppia rispetto alla tua. Così ti sforzi di restare lucido, di riprendere confidenza con mani e piedi rattrappiti, ma lo stomaco resta indeciso sul far compagnia alle palle o alle tonsille nei saliscendi allucinanti che si susseguono l'uno dietro l'altro, implacabili.
Esci che sei spossato, stanco come se avessi fatto 20 giri, convinto di aver finito lì, esperienza fatta, salva la vita e la fortuna già tentata a dovere e non più disposta a regalare niente.
Infatti, venti minuti dopo sei di nuovo dentro.
Stavolta è diverso, il salto l'hai fatto, sei svezzato: magari nn giri da dio, le curve ancora non le sai e continui a cagarti sotto quando l'auto sale, sale, sale e al di là della collina d'asfalto ancora nn si vede niente, ma inizi a divertirti sul serio, senti che se le imposti bene quelle paraboliche sono lì pronte ad accoglierti, inizi a sbattertene del tutto quando sei a metà pista, con il caroussel che ti aspetta a braccia aperte e ti ci butti dentro, fottendotene di qualunque cosa possa succedere al fondo dell'auto che continua a grattare, a cigolare; torni indietro di vent'anni, alla nave dei pirati del luna park, quando i buchi nello stomaco per l'accelerazione verticale li eliminavi inspirando profondamente e, in men che nn si dica, sei alla fine, sul rettilineo, che spalanchi il gas, deciso a non mollare fino all'ultimo.
http://dav998.altervista.org/ring2006/index.html
Venerdì, partenza ore 8.30: infiliamo i bagagli in macchina e raggiungiamo i nostri compagni di viaggio, che arrivano da Milano, alla dogana di Brogeda. Matteo guida la sua Celica T23 bianco perlato con cofano in carbonio e cerchi bruniti, ex 143cv e portata a 200 da una generosa turbina, gli mancano solo gli occhi a mandorla e potrebbe passare per uno di Best Motoring; Fede scorrazza la tipa sull'altra Celica, quella rossa, meno appariscente ma altrettanto performante; Danny abbandonò l'avventura Celica per un buon affare travestito da Honda S2000, sapientemente rivista sul piano dell'assetto, ora rasoterra nel vero senso della parola, tramite l'unico aspetto tecnico che accomuna queste auto: ammortizzatori Tein, nel caso di Danny regolabili dall'interno tramite centralina dedicata.
Prima o poi me la centralina me la devo fare anch'io.
Un trackday serio prevede anche pneumatici consoni: le semislick, montate su un secondo treno di cerchi, erano stipate nel bagagliaio della Toyota Carina di Fede.
Il viaggio si rivela abbastanza estenuante; la pioggia, i frequenti lavori in corso sulle autostrade e, soprattutto, i numerosi errori nello studio del percorso, allungano i tempi. Il tutto viene presto dimenticato alla vista del gradevole paesino di Hillesheim, a circa 25km dal Ring, dove abbiamo trovato un alberghetto discreto; casette dai tetti spioventi e campanili appuntiti fanno capolino nella sterminata campagna tedesca. Tanta è la tranquillità del luogo che quasi non si riesce a immaginare che laggiù, da qualche parte, nella foresta, si snoda un tracciato che ha punito nel peggiore dei modi almeno 200 piloti.
La stanchezza prevale sul desiderio di recarci subito sul posto; io non dispongo di semislick, spendo già abbastanza per le RE050 e non ci tengo a polverizzare la Z su qualche guard rail, ma gli altri, prima della nanna, preferiscono comunque portarsi avanti per la mattinata seguente montando subito le gomme.
Il gran giorno aveva l'aspetto temuto: cielo plumbeo, pioggia che cade a intervalli regolari, vento freddo che mette a dura prova il collo e, ahim?, anche lo stomaco..
Il bello del Ring è che ti sorprende per la sua insuperabile semplicità: una rotonda, un parcheggio da 100 auto e, poco più in là, il lunghissimo rettilineo finale col suo sgabbiotto dei biglietti. Punto.
Il problema è che mezzo mondo mette le ruote in quel chilometro quadrato fatto di asfalto consumato, terra ed erba umide e il luogo, improvvisamente, assume un'aria completamente diversa, perfettamente consona alla reputazione che vanta, un luogo in cui la passione per l'auto raggiunge i massimi livelli.
Ti aspetteresti una coda da Mugello, da Monza pre-Gran Premio, gente che schiamazza e si tampona per infilarsi per prima nell'unico parcheggio libero del parco; niente di tutto questo. Inglesi, olandesi, spagnoli, francesi si danno strada diligentemente, mentre il traffico scorre con incredibile efficacia all'interno dell'angusto parcheggio, un continuo viavai di auto di ogni tipo che raggiungono il circuito o ne escono.
Gli inglesi la fanno probabilmente da padrone, oltre, ovviamente, alla forte presenza di tedeschi; la quantità di auto con guida a destra ha dell'incredibile, tanto che sembra di essere a casa loro. La maggior parte guida mezzi dedicati, Peugeot, BMW, Ford preparate al solo scopo di girare in pista; chiaramente non mancano le Lotus, sia Elise ed Exige che Seven, ma sono stranamente numericamente inferiori. C'? da godere alla vista delle Porsche che bazzicano il circuito: se volete vedere un 993 Turbo come Dio comanda, andate al Ring e verrete ricompensati. La lo usano come la Punto e la grinta del mezzo e del pilota escono allo scoperto solo in circuito, per eclissarsi nel parcheggio di un chiosco all'aperto, mentre il proprietario assapora un Bratwurst con senape e quattro modellini 1:18 fanno amicizia con la sorellona sui sedili posteriori circondati dal rollbar.
I Ring Taxi fanno la spola, caricando curiosi spendaccioni che sganciano 175 euro per un giro come si deve, con la Sabine che si smascella dalle risate, non senza un po' di protagonismo.
Si apprezza lo sforzo fatto per far sì che tutti possano, in qualche modo, sperimentare il circuito, soprattutto perch?, a quanto si dice, quella cifra non basta per coprire nemmeno la metà delle spese necessarie per affrontare l'acquisto e la revisione periodica di una M5 che gira tutti i giorni in pista.
Ma, per godersi il Ring nel vero senso della parola, bisogna entrarci al volante.
Così, senza nemmeno pensarci troppo.
Vai allo sgabbiotto, ti compri un giro, uno solo, tanto per vedere com'?; spendi 16 euro e torni alla macchina con questo bigliettino che sa tanto di casello autostradale e infatti funziona più o meno allo stesso modo: lo inserisci, la macchina lo trattiene e alza la sbarra, augurandoti un buon giro. Se hai biglietti da più giri (si arriva fino a 25, per la bellezza di 300 euro circa), ti vengono conteggiati a scalare lungo tutto l'arco dell'anno. Niente orari, niente regole. Puoi entrare come e quando vuoi, con l'auto che vuoi, preparata come vuoi, con la gente che vuoi, con o senza casco. E, chissà perch?, tutto funziona sempre a meraviglia, non una scorrettezza, non una provocazione.
Tanto per dire come funzionano le cose, quando la mentalità è diversa..
La sbarra si alza e sei dentro, finalmente. Si parte dalla variante del rettilineo finale, quella semicurva a sinistra che i piloti veri fanno pelando il gas a trecento all'ora; sapevi che faceva paura, a vederla sulla Playstation, peccato che dal vivo sia anche peggio e, soprattutto, il dislivello non è stato realizzato proprio come quello reale..
Così come nel resto della pista. Le prime curve le ricordi bene, c'? la sinistra a gomito, c'? quella più lunga a destra in pendenza e poi la serie stretta con l'uscita bastarda che ti chiude all'ultimo, ma poi la pista prende letteralmente il volo: la lingua d'asfalto del primo, piccolo rettilineo si solleva per aria, mentre il tuo stomaco si spiaccica sul tappetino e tu ti ritrovi a sollevare il piede dal gas per evitare che le ruote si stacchino da terra, poi dentro la curvona a destra mentre ancora stai deglutendo e giù per le velocissime variantine a 200 all'ora.
Hai appena iniziato e ti chiedi già che cavolo ci stai a fare lì dentro.
Il resto del primo giro non fa che peggiorare la sensazione di aver completamente dimenticato come si imposta una curva, come si reagisce al sottosterzo o al sovrasterzo, peggio ancora se hai una Carrera GT (avete letto bene) che ti piomba alle spalle come un falco e imposta la variante a velocità doppia rispetto alla tua. Così ti sforzi di restare lucido, di riprendere confidenza con mani e piedi rattrappiti, ma lo stomaco resta indeciso sul far compagnia alle palle o alle tonsille nei saliscendi allucinanti che si susseguono l'uno dietro l'altro, implacabili.
Esci che sei spossato, stanco come se avessi fatto 20 giri, convinto di aver finito lì, esperienza fatta, salva la vita e la fortuna già tentata a dovere e non più disposta a regalare niente.
Infatti, venti minuti dopo sei di nuovo dentro.
Stavolta è diverso, il salto l'hai fatto, sei svezzato: magari nn giri da dio, le curve ancora non le sai e continui a cagarti sotto quando l'auto sale, sale, sale e al di là della collina d'asfalto ancora nn si vede niente, ma inizi a divertirti sul serio, senti che se le imposti bene quelle paraboliche sono lì pronte ad accoglierti, inizi a sbattertene del tutto quando sei a metà pista, con il caroussel che ti aspetta a braccia aperte e ti ci butti dentro, fottendotene di qualunque cosa possa succedere al fondo dell'auto che continua a grattare, a cigolare; torni indietro di vent'anni, alla nave dei pirati del luna park, quando i buchi nello stomaco per l'accelerazione verticale li eliminavi inspirando profondamente e, in men che nn si dica, sei alla fine, sul rettilineo, che spalanchi il gas, deciso a non mollare fino all'ultimo.
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