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da Ubaldo » lunedì 23 ottobre 2006, 16:14
Sveglia al mattino molto prima dell'alba.
La macchina è già operativa, con liquidi e pastiglie nuove, barra duomi e con le pressioni Deg-Spec. Mi disse un giorno il principe "a me piace avere 2,9 davanti e 3,2 dietro, perch? ... ecc. ecc.". Non serve "perch?"; ciò che piace al principe è cosa buona e giusta, quindi va bene.
Mi piazzo in autostrada alla folle velocità di 115 km/h di tachimetro per avere un po' di margine. Oltre i 119 i supporti motore mettono in risonanza tutta la scocca e farsi 240 km a rombo di tuono è un filo palloso, financo più della voce del conduttore de "Il terzo anello" su Radio3.
Tappa a Tortona: pieno di ottani, calorie e caff?, poi di nuovo in solitaria notturna. Mi rifermo dopo 135 km per rabboccare e arrivare a Varano a serbatoio pieno. Totale consumo: 8,69 litri. Ecco perch? al principe piacciono le gomme belle gonfie: le Bridgestone mutano in Flinstone, scorrono come palle da biliardo e la macchina va ad aria. Non c'è che dire. Esco dall'autostrada e vedo una Clio capottata in mezzo al prato. Eeeeehhhhhh, ma che bell'auspicio! Il parabrezza sembra quello di una Gruppo C. Stretto e tondo.
Arrivo in autodromo, vedo con grande piacere vecchi e nuovi amici.
La pista è umida e fa freddo, e io non la conosco. Mi ci ficco. Provo capire ma è dura. Cerco riferimenti. La velocità è bassa e trovare a spanne i punti di staccata è abbastanza veloce. Manca tutto il resto. Traiettorie, corde, marce, aperture del gas. Capisco niente. L'Ubaldo svolge diligentemente il compito di chicane mobile fino alle 10.30. Ogni tanto vedo davanti a me un'auto con le 4 frecce accese e immancabilmente non riesco neanche a raggiungerla. Posso degnamente confrontarmi solo con le auto ferme ai box, sperando non partano troppo in fretta. Le Flinstone intanto non diventano nemmeno tiepide. Annoto un testacoda alla seconda variante.
Un'auto accosta. Bandiera rossa. Uscita, pieno di benzina e pieno di succo di frutta.
"Come va?" "Prendo confidenza" "Come sei professionale" "No, sono una schiappa".
Si rientra. Ah però. Le gomme mordono. Le pressioni Deg-Spec entrano a regime Miglioro la precisione di traiettoria, arretro il punto in cui aprire il gas, ma non riesco ancora a dosare, pattino. In uscita mi trovo immancabilmente a dover cambiare prima di finire l'uscita. Servirà? Boh. Non mi piace, mi sporca la traiettoria, non è la mia guida. Proviamo con una marcia in più. Esco troppo lento. Il contagiri è a 5000 e stenta a salire. Giro dopo giro si ripetono gli esperimenti. 2a o 3a? 3a o 4a? Con la marcia più corta esco impiccato e perdo tempo. Con la marcia più lunga esco moscio. C'è una cosa sola da fare. Uscire più veloci. Minchia, geniale (in silenzio mi sto mandando a cagare da solo).
Decido di sacrificare gli ingressi nelle esse: anticipo la frenata di una manciata di metri. Sto stretto sulla prima e poi apro in anticipo. Il Torsen lavora. L'avantreno morde, il motore spinge, esco a 5500, poi a 6000. Ci siamo. Trovo la pace e l'armonica con l'auto e con il tracciato. Non cerco la velocità, cerco la bellezza ... e trovo anche un po' scorrevolezza e un barlume di velocità. Comincio a divertirmi. Andiamo un po' a passeggio insieme con l'integra del Bepo e gli mostro un paio di "verdi traiettorie bucoliche" alla prima esse e davanti ai box (mah!). Decido di limitare le salite sui cordoli (noblesse oblige, la bellezza ... ) tranne alla Icks, dove scavalco con tutta l'auto il cordolo di destra, mentre cerco l'uscita. Tra il ferro e il tornantino mi trovo a fare una traiettoria completamente diversa da tutti quelli che incontro sul mio passo, mi scopro competitivo. Faccio meno strada, ho l'auto più composta e poi ... sono o non sono un originale? Diventa il luogo dove mi trovo più a mio agio. Mi attacco al culo di chi mi sta davanti, metto pressione fino alla crisi al tornantino. La Turbo 3.3 mi passa alla parabolica. Ma non può accelerare presto come me. Anzi. Non va via, le soffio sul collo, fino alla Icks. Al ferro entro stretto ed esco a metà carreggiata, lei spendola e si gira al tornantino. Non mi curo di lei, guardo e passo. Tornata dopo tornata, all'uscita della prima esse metto le sinistre sull'erba e trovo gli autobloccanti (i mattoni) che fanno scalino dietro il cordolo. Bam! Rallento, raffreddo ed esco a controllare se posso andare avanti. Sorpresa. Quando pattinavo furiosamente alla ricerca della marcia giusta ho sbucciato la spalla interna dell'anteriore sinistra. Come fosse passato un pelapatate: due centimetri di larghezza e un mm di profondità di battistrada pelato. Vabb?, che faccio? Entro, non entro? Entro ancora un pochino e pianino. Non forzo, cerco solo traiettorie precise e uscite pulite, ma mi prendo la soddisfazione di vedermi tenere il passo di almeno alcune delle auto che incontro. Esco presto, devo farmi altri 240 km a tornare e non ho proprio voglia di farmeli su ruotino. Mentre rallento mi godo ancora lo spettacolo della 75 che va in appoggio nel dx-sx veloce e dell'Integra dell'Andre in perfetto controsterzo all'uscita della Icks.